Canto XXIX

in sua etternità di tempo fore, fuor d'ogne altro comprender, come i piacque, s'aperse in nuovi amor l'etterno amore

Argomento del canto

Beatrice spiega la creazione – Dove, quando e come gli angeli furono creati – La loro natura – Deplorazione dei cattivi filosofi e predicatori – Il numero degli angeli e il loro rapporto con Dio.


Notte del 31 marzo (o 14 aprile).

I nuovi amori di Dio

Per un istante, col volto di sorriso dipinto, Beatrice tace guardando ancora nel punto che ha catturato Dante a sé. Poi comincia: “Io dico, senza farti alcuna domanda, quel che tu vuoli udir perché lo vedo in Dio. L’etterno amore, Dio, s’aperse in nuovi amori, gli angeli, non per acquistare a sé nuovo bene -impossibile perché Lui è infinito bene-, ma perché lo splendore della sua luce, il creato, prendesse coscienza del proprio essere. Creò libero, fuori dal tempo e dallo spazio, in modo simultaneo, la pura forma, gli angeli del paradiso, la pura materia della terra e il composto indissolubile di materia e forma che sono i cieli in posizione intermedia.

San Ieronimo scrisse molto sugli angeli, ma sbagliò pensando che fossero creati molto tempo prima del mondo: tu, Dante, avrai conferma del vero nei testi sacri. Gli angeli, che sono motori dei cieli, sono in stato di perfezione fin dalla loro creazione: non potrebbero essere completi e perfetti questi amori, come decreta anche la ragione, senza i cieli attraverso cui manifestare la loro virtù.

In fretta la terra fu turbata dagli angeli ribelli che vi caddero dal cielo a causa della superbia di Lucifero che tuvedesti nell’inferno schiacciato da tutti i pesi del mondo. Gli altri che vediqui esercitano da allora senza smettere maiquest’arte di girare, con tanto diletto, attorno al punto luminoso: questi furon modesti a riconoscersi creature di Dio. Per questo ricevono grazia illuminante secondo il loro merito in proporzione all’affetto con cui la ricevono. Ormai puoi contemplare anche senza il mio aiuto questo consorzio angelico, ma perché tu veda pura la veritàche in terra si confonde voglio aggiungere questo: nelle vostre scole si dice che l’angelica natura‘ntende, si ricorda e vuole. In realtà queste sustanze, sempre concentrate in Dio, non hanno memoria perché non hanno nulla da ricordare. 

Voi uomini, filosofando, non percorrete un sentiero corretto, troppo preoccupati dall’amor de l’apparenza e da un pensiero che vi faccia sembrare originali. Ancora peggio quando posponete le sacre scritture alla filosofia o le distorcete. Non pensate quanto sangue costa diffonderle nel mondo e quanto è bene accostarsi a esse umilmente. Per apparer ciascuno s’ingegna con invenzioni che vengono trasmesse nelle prediche mentre ‘l Vangelio è messo a tacere. Sono tante le favole che si gridano dai pulpiti sì che i fedeli si nutrono di chiacchiere come pecorelle che non sanno si pascono di vento. Cristo agli apostoli non disse: “Andate e predicate al mondo ciance”, ma diede loro la verità e nella lotta per accender la fede gli apostoli usarono le armi de l’Evangelio

Ora, invece, si va a predicare conmotti di spirito e buffonate e non si richiede se non che ben si rida. Anche le indulgenze di questi predicatori sono un imbroglio diabolico. Tanta è la stoltezza cresciuta in terra! È così che ingrassa il porco dei monaci di sant’Antonio e altri sono ancora più porci perché falsificano la verità. Ma torniamo agli angeli di cui stavamo parlando. Il loro numero cresce senza che la parola e il pensiero mortale possano esprimerlo e concepirlo. La luce di Dio è accolta da ogni angelo diversamente così come ognuno di loro ama Dio diversamente. Lui moltiplica la sua immagine riflettendosi in ognuno di loro come specchi, ma rimanendouno.

Canto integrale

Quando ambedue li figli di Latona,

coperti del Montone e de la Libra,

fanno de l'orizzonte insieme zona,


quant'è dal punto che 'l cenìt inlibra

infin che l'uno e l'altro da quel cinto,

cambiando l'emisperio, si dilibra,


tanto, col volto di riso dipinto,

si tacque Beatrice, riguardando

fiso nel punto che m'avea vinto.


Poi cominciò: «Io dico, e non dimando,

quel che tu vuoli udir, perch'io l'ho visto

là 've s'appunta ogne ubi e ogne quando.


Non per aver a sé di bene acquisto,

ch'esser non può, ma perché suo splendore

potesse, risplendendo, dir «Subsisto»,


in sua etternità di tempo fore,

fuor d'ogne altro comprender, come i piacque,

s'aperse in nuovi amor l'etterno amore.


Né prima quasi torpente si giacque;

ché né prima né poscia procedette

lo discorrer di Dio sovra quest'acque.


Forma e materia, congiunte e purette,

usciro ad esser che non avia fallo,

come d'arco tricordo tre saette.


E come in vetro, in ambra o in cristallo

raggio resplende sì, che dal venire

a l'esser tutto non è intervallo,


così 'l triforme effetto del suo sire

ne l'esser suo raggiò insieme tutto

sanza distinzione in essordire.


Concreato fu ordine e costrutto

a le sustanze; e quelle furon cima

nel mondo in che puro atto fu produtto;


pura potenza tenne la parte ima;

nel mezzo strinse potenza con atto

tal vime, che già mai non si divima.


Ieronimo vi scrisse lungo tratto

di secoli de li angeli creati

anzi che l'altro mondo fosse fatto;


ma questo vero è scritto in molti lati

da li scrittor de lo Spirito Santo,

e tu te n'avvedrai se bene agguati;


e anche la ragione il vede alquanto,

che non concederebbe che ' motori

sanza sua perfezion fosser cotanto.


Or sai tu dove e quando questi amori

furon creati e come: sì che spenti

nel tuo disio già son tre ardori.


Né giugneriesi, numerando, al venti

sì tosto, come de li angeli parte

turbò il suggetto d'i vostri alementi.


L'altra rimase, e cominciò quest'arte

che tu discerni, con tanto diletto,

che mai da circuir non si diparte.


Principio del cader fu il maladetto

superbir di colui che tu vedesti

da tutti i pesi del mondo costretto.


Quelli che vedi qui furon modesti

a riconoscer sé da la bontate

che li avea fatti a tanto intender presti:


per che le viste lor furo essaltate

con grazia illuminante e con lor merto,

si c'hanno ferma e piena volontate;


e non voglio che dubbi, ma sia certo,

che ricever la grazia è meritorio

secondo che l'affetto l'è aperto.


Omai dintorno a questo consistorio

puoi contemplare assai, se le parole

mie son ricolte, sanz'altro aiutorio.


Ma perché 'n terra per le vostre scole

si legge che l'angelica natura

è tal, che 'ntende e si ricorda e vole,


ancor dirò, perché tu veggi pura

la verità che là giù si confonde,

equivocando in sì fatta lettura.


Queste sustanze, poi che fur gioconde

de la faccia di Dio, non volser viso

da essa, da cui nulla si nasconde:


però non hanno vedere interciso

da novo obietto, e però non bisogna

rememorar per concetto diviso;


sì che là giù, non dormendo, si sogna,

credendo e non credendo dicer vero;

ma ne l'uno è più colpa e più vergogna.


Voi non andate giù per un sentiero

filosofando: tanto vi trasporta

l'amor de l'apparenza e 'l suo pensiero!


E ancor questo qua sù si comporta

con men disdegno che quando è posposta

la divina Scrittura o quando è torta.


Non vi si pensa quanto sangue costa

seminarla nel mondo e quanto piace

chi umilmente con essa s'accosta.


Per apparer ciascun s'ingegna e face

sue invenzioni; e quelle son trascorse

da' predicanti e 'l Vangelio si tace.


Un dice che la luna si ritorse

ne la passion di Cristo e s'interpuose,

per che 'l lume del sol giù non si porse;


e mente, ché la luce si nascose

da sé: però a li Spani e a l'Indi

come a' Giudei tale eclissi rispuose.


Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi

quante sì fatte favole per anno

in pergamo si gridan quinci e quindi;


sì che le pecorelle, che non sanno,

tornan del pasco pasciute di vento,

e non le scusa non veder lo danno.


Non disse Cristo al suo primo convento:

'Andate, e predicate al mondo ciance';

ma diede lor verace fondamento;


e quel tanto sonò ne le sue guance,

sì ch'a pugnar per accender la fede

de l'Evangelio fero scudo e lance.


Ora si va con motti e con iscede

a predicare, e pur che ben si rida,

gonfia il cappuccio e più non si richiede.


Ma tale uccel nel becchetto s'annida,

che se 'l vulgo il vedesse, vederebbe

la perdonanza di ch'el si confida;


per cui tanta stoltezza in terra crebbe,

che, sanza prova d'alcun testimonio,

ad ogne promession si correrebbe.


Di questo ingrassa il porco sant'Antonio,

e altri assai che sono ancor più porci,

pagando di moneta sanza conio.


Ma perché siam digressi assai, ritorci

li occhi oramai verso la dritta strada,

sì che la via col tempo si raccorci.


Questa natura sì oltre s'ingrada

in numero, che mai non fu loquela

né concetto mortal che tanto vada;


e se tu guardi quel che si revela

per Daniel, vedrai che 'n sue migliaia

determinato numero si cela.


La prima luce, che tutta la raia,

per tanti modi in essa si recepe,

quanti son li splendori a chi s'appaia.


Onde, però che a l'atto che concepe

segue l'affetto, d'amar la dolcezza

diversamente in essa ferve e tepe.


Vedi l'eccelso omai e la larghezza

de l'etterno valor, poscia che tanti

speculi fatti s'ha in che si spezza,


uno manendo in sé come davanti».

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